Due amori in uno: Dio e il prossimo

Nazarena Majone


 

Da una fede orante all’impegno che si fa preghiera


 


Il percorso spirituale di Madre Nazarena può compendiarsi in tre parole: Cristo, amore, preghiera. Cristo che libera e salva; amore che purifica e risuscita; preghiera che fortifica e consola. Ispirarsi a Madre Majone e alla sua dottrina di vita non è facile, tuttavia è necessario per dare una dimensione meno pragmatica ma più spirituale e umana alla nostra società. Ce ne parla la dott.ssa Lina Mirabile, che colloca il cammino della Venerabile Madre «in tappe che si snodano, in una sorta di continuità, tra divino e umano, tra spirito e corpo, tra eterno e temporale, tra soprannaturale e quotidianità»

L’atteggiamento e le parole di Madre Nazarena sono un esempio continuo di bontà, umiltà, coraggio spirituale, fedeltà incondizionata alla scelta compiuta quando, all’età di 20 anni, era partita dal suo paese con in mente un solo desiderio: aiutare i poveri e i bisognosi e nel cuore un solo amore: Cristo. Ci si chiede: quale segreto la rendeva capace di essere umile nel servizio e contemporaneamente intraprendente nell’azione? Quale ardore appassionato era sotteso al suo prodigarsi per le orfanelle, per i poveri, per i diseredati, nei diversi posti dove si recò per preparare e organizzare nuovi luoghi di accoglienza, sistemare sedi disagiate e sconnesse? Quale energia fiera e rigorosa le consentì di accettare nel silenzio obbediente l’isolamento e quasi la “reclusione” a Roma?

Fede e carità, virtù congiunte

La risposta è nella forza della fede e della carità (un dato che tutti i biografi mettono in risalto). Una fede ardente e granitica, una fede contagiosa e trainante, una fede operante, con slancio gioioso, per mezzo della carità.

Carità che è amore, dono di sé agli altri sino a depossedersi, a decentrarsi per fare loro spazio, sino a farsi prossimo non solo prendendo atto dei bisogni altrui ma sentendosi e facendosi responsabile degli stessi. Nel “Patto d’amore tra l’anima e il Sacro Cuore di Gesù” la Majone così si esprime: «Ho intenzione di fare del rimanente della mia vita un lungo atto di espiazione, di ringraziamento, di adorazione, di impetrazione, un lungo atto d’amore».
Quando superando le limitazioni del proprio egoismo si è capaci di darsi in un’oblatività totale verso chi si ama, si avverte tutta la forza liberante della carità che è fonte di serenità e di pace.
Dalla fede e dalla carità sono alimentati costantemente i dati salienti della personalità di Madre Nazarena: l’intelligenza viva per un incontro consapevole con Dio; la volontà tenace per una adesione sempre più totale di immedesimazione col Cristo Sposo; la profonda sensibilità nei confronti di chiunque per potenziare le sue energie di vita e la sua capacità di accoglienza di tutti coloro che vagano soli per il mondo in cerca di amore (poveri, peccatori, orfani ma anche consorelle); costanza e solerzia nella preghiera con cui ritmare i vari momenti della giornata (secondo la testimonianza di suor Beatrice Spalletta: «La sua vita fu una continua preghiera»). Una preghiera muta e tuttavia eloquente che si fa attesa fiduciosa della risposta da parte di Dio e le consente di divenire sempre più capace di essere punto di riferimento per le sorelle e le figlie dell’istituto che docilmente si lasciano condurre nel cammino dell’amore di Dio e del servizio dei poveri.

Come Francesco e Chiara

Nel delineare la spiritualità di Madre Nazarena è assolutamente impossibile tralasciare di considerare il profondo legame spirituale con Padre Annibale di Francia. Essi hanno lasciato una grande eredità: la testimonianza di una vita interiore profonda e di una santità “relazionale”.
Tutta l’esistenza della Madre è la prova del fascino che può esercitare un maestro su di un’anima femminile e anche di come questa sappia incarnare, difendere, tramandare l’ideale del maestro stesso assorbendo quali la virilità di lui e trasportando in lui, in cambio, il genio della propria femminilità.
Mi piace trasferire su Madre Nazarena e Padre Annibale quanto Giovanni Paolo II ha detto di Chiara e Francesco di Assisi: «Tra Francesco e Chiara (e quindi tra Madre Nazarena e Padre Annibale) c’è Amore amato che li intesse, li armonizza, li sviluppa in pienezza… L’uno è chiamato all’Amore per chiamare l’altra all’Amore (che è Cristo da amare da sé e insieme per amarlo di più). In questo clima di reciprocità agamica, lungi dal crearsi un rapporto gerarchico di comandare, di obbedienza, di superiorità e di sottomissione che avrebbe visto la Madre come semplice esecutrice delle indicazioni operative del Padre, dinamicamente si esprime una dialettica di differenze in relazione, in cui l’obbedienza è un ob-audire, un porsi in atteggiamento di ascolto con prontezza e sollecitudine per vedere cosa fare e come farla. È condivisione e quindi assunzione semplice e senza riserve dell’intenzione apostolica e della missione di Padre Annibale. È la direzione spirituale esigente e talora severa del Padre. È guida paterna e formativa e quindi intenzionalmente salvifica per entrambi.

Una testimone affascinante

Una figura così luminosa come quella di Madre Nazarena non appartiene alla fine dell’800 e al ‘900, né solo alle Suore del Divino Zelo ma è presente e viva con il suo straordinario esempio di slancio d’amore per Cristo e per il Prossimo nel servizio ai poveri e per la splendida testimonianza di una fede orante e di un impegno che è esso stesso preghiera.

Madre Maria Nazarena Majone possiede un fascino carismatico che non può costituire motivo di semplice ammirazione, di esaltazione, di commemorazione, di culto. La verità e l’attualità del suo messaggio ci provoca in profondità, ci fa riconoscere che le ansie e le aspirazioni degli uomini e delle donne del nostro tempo possono trovare un’eco positiva nello sforza sincero per una tensione unitaria verso quei valori che formano la sostanza della vocazione cristiana, sia di anime consacrate che laiche.


 

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